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Finalmente torno a parlarvi della mia amata Puglia.

Non si contano più le volte in cui quest’anno ho viaggiato attraverso il tacco d’Italia scoprendo di volta in volta posti nuovi.

Durante quest’ultimo tour sono stata particolarmente fortunata perché ad aspettarmi c’erano sei borghi della Valle d’Itria, una delle zone più belle dell’intera regione nonché, forse, quella più autentica.

Ebbene sì, perché la Valle d’Itria si trova proprio nel bel mezzo della Puglia, tra le province di Bari, Brindisi e Taranto, e ciò la rende un mix di culture e tradizioni dal fascino unico.

La Valle d’Itria è nota anche come “la valle dei Trulli” (e non c’è bisogno che io vi spieghi il perché), ma sono tante le caratteristiche che la rendono una meta perfetta anche fuori stagione.

I viaggi d’autunno per me sono i più belli e credo che questa zona sia particolarmente adatta per un weekend fuori porta. Io l’ho scoperta durante la settimana della VI edizione della Conferenze dei Borghi più belli del Mediterraneo, ospitata dal comune di Cisternino, partecipando tra l’altro ad eventi e mostre che mi hanno permesso di conoscerne meglio la storia, le tradizioni e l’enograstronomia.

Una fetta di Puglia che non conoscevo, la Valle d’Itria, che con i suoi colori ed il suo sapore di Sud mi ha fatto innamorare.

Quindi andiamo per ordine perché voglio raccontarvi dei suoi 6 borghi più belli (più un piccolo bonus finale)!

La Valle d’Itria, detta anche “Valle dei Trulli”

I colori e i sapori di Cisternino

Iniziamo con Cisternino, che è stata il cuore del nostro tour.

Si tratta sicuramente di uno dei borghi più suggestivi della Valle D’Itria.

I suoi colori – complice un cielo terso – sembravano surreali: i vicoletti bianchi risplendevano catturando tutta la luce di quelle calde giornate autunnali regalando a noi visitatori una passeggiata unica.

Cisternino sorge su una collina ed il suo centro storico , detto anche isola, risale al periodo medievale. Le abitazioni sono imbiancate a calce ed è proprio questa caratteristica a regalare quei giochi di luce particolari.

I punti di interesse maggiore sono la Chiesa di S. NicolaPalazzo Lagravinese e la Torre Normanno-Sveva dall’imponente struttura quadrangolare, ma è d’obbligo anche una passeggiata tra le varie piazzette e i vicoletti tutti curatissimi e pieni di fiori ed una sosta alla villa comunale al tramonto.

Non potrete dire di aver visitato davvero Cisternino senza almeno una sosta ad uno dei tipici fornelli annessi alle macellerie. Come funzionano?! E’ semplice: scegliete la carne e subito dopo vi verrà cucinata all’interno del fornello. Ordinate le bombette con le patate e non ve ne pentirete!

Dove mangiare a Cisternino

  • Arrosteria il Vicoletto, in Via Giulio II, 2
  •  Al Vecchio Fornello, in Via Basiliani, 18
  • Le chicche di zia Rosa, in Via Tarantini, 6 (Mimmo, il padrone di casa, è una garanzia)
  • Cremeria History, in Via San Quirico, 28 (provate le mandorle atterrate
A passeggio tra i vicoli di Cisternino
Arrosteria il Vicoletto, un tipico fornello di Cisternino

Ostuni, la città bianca

Continuiamo con la bella Ostuni, la città bianca per eccellenza.

L’antico borgo sorge in cima ad una collina regalando un panorama mozzafiato sulla Valle degli Ulivi che ospita alcuni alberi millenari che si dice abbiano visto addirittura il passaggio degli antichi romani.

Entrando nel borgo si attraversa la Porta Nuova, risalente al 1400, che si innesta nelle suggestive mura perimetrali aragonesi. Si accede così al centro storico del borgo caratterizzato, anche in questo caso, da vicoli e case tinteggiate di calce.

Alcune delle strade di Ostuni mi hanno colpito per la loro particolare conformazione che permetteva, in passato, il passaggio sicuro di carri e cavalli.

Da visitare assolutamente è il Museo delle Civiltà preclassiche della Murgia Meridionale, all’intero della Chiesa di San Vito Martire (a cui è annessa un ex Monastero Carmelitano), che ospita diverse reperti importanti tra cui la famosa Madre di Ostuni, un corpo preistorico di una donna incinta con il proprio figlio ancora in grembo risalente a circa 25.000 anni fa e ancora perfettamente conservato.

Bellissima anche la Cattedrale dedicata a Santa Maria dell’Assunzione, risalente al XV secolo e massima espressione dello stile gotico fiorito, con un rosone a 24 raggi di rara bellezza.

Tantissimi i negozietti e le botteghe dell’artigianato: per un souvenir da portare a casa vi consiglio Ceramiche Carella, con  al suo interno una vasta esposizioni dei famosi fischietti.

La Cattedrale con il suo rosone e la Madre di Ostuni

L’eleganza di Martina Franca

Poi c’è Martina Franca, che – devo dirlo – è quella che mi ha colpito di più.

Di un’eleganza e di una raffinatezza uniche, possiamo considerarla una vera e propria capitale del barocco pugliese.

Tra tutte, è quella che somiglia meno a un borgo e più ad una cittadina, ma non per questo è meno caratteristica.

Accedendo alla città attraversando l’Arco di Sant’Antonio ci si ritrova a pochi passi dal bellissimo Palazzo Ducale, emblema del passaggio di Martina Franca dall’arte medievale a quella barocca. Il progetto iniziale prevedeva circa 300 stanze, un teatro, diverse cappelle e le stalle, ma non fu mai portato interamente a termine. Del Palazzo oggi è possibile visitare l’appartamento reale con la Cappella dei Duchi, la Sala dell’Arcadia, la Sala del Mito e la Sala della Bibbia, tutte affrescate da Domenico Carella verso la fine del ‘700.

A Piazza Plebiscito invece si trova la chiesa principale di Martina Franca, la Basilica di San Martino, in stile rococò e con una pianta a croce latina. Molto particolare l’altorilievo di San Martino e del povero presente sulla facciata.

Alle spalle della Basilica troviamo  Palazzo Stabile. Ospita al suo interno il Museo della Basilica – detto MuBa – che raccoglie al suo interno capolavori dell’arte sacra quali dipinti, argenti, pergamene, abiti e infissi originali dipinti a tempera.

Bellissima anche la Chiesa del Monte Purgatorio, una struttura minore e quasi difficile da scorgere, ma ugualmente di altissimo impatto.

Uno dei simboli di Martina Franca è poi la suggestiva Piazza Maria Immacolata che con i suoi portici richiama un po’ lo stile neoclassico. Fu progettata nel 1854 per ospitare il mercato dall’architetto tarantino Davide Conversano.

La città, inoltre, ospita nel periodo estivo il Festival della Valle d’Itria, un evento imperdibile per tutti gli appassionati di musica sinfonica e opera.

Dove mangiare a Martina Franca

  • Trattoria La Tana, in Via Pietro Mascagni, 8 (in un bellissimo palazzo del ‘700)
  • Caffè Tripoli, in Via Giuseppe Garibaldi, 10 ( per un caffè nel locale storico della città)
Piazza Maria Immacolata con i suoi portici
Dettagli del MuBa, del Palazzo Ducale, della Basilica di San Martino e della Chiesa del Monte Purgatorio

Locorotondo ed i suoi angoli di Provenza

Si può visitare la Valle d’Itria senza fare tappa a Locorotondo?! Non credo proprio.

E così eccomi qui, in uno dei “Borghi più belli d’Italia” con la sua particolare forma circolare – da qui il nome Locorotondo appunto – le sue cummerse, casette bianche a pianta rettangolare con i tetti spioventi  fatti di “chiancarelle” ( ovvero tegole di roccia piatta) ed i suoi vicoletti meravigliosi.

Qui più che in qualunque altro borgo della Valle d’Itria, ho trovato degli angolini curatissimi e davvero meravigliosi che tanto mi hanno ricordato la Provenza ed il suo stile shabby chic.

Altra caratteristica di questo borgo è la presenza del cosiddetto lungomare senza però che il mare ci sia davvero. Si tratta di un bel percorso panoramico con vista su tutta la Valle che inaspettatamente trasmette una sensazione simile a quella di quando si passeggia vicino al mare.

Oltre al perdersi tra i vicoletti caratteristici, da visitare sono sicuramente anche la Chiesa Madre dedicata a San Giorgio Martire, la Chiesa Madonna della Greca e il Palazzo Morelli.

Ingresso di Locorotondo

I trulli di Alberobello

Stesso discorso vale per Alberobello ed i suoi trulli.

Impossibile trovarsi da queste parti e non visitarla.

Patrimonio UNESCO dal 1996, il borgo è caratterizzato dalla presenza massiccia di trulli, costruzioni coniche in pietra a secco dalle origini antichissime e dalla forma davvero particolare e riconoscibile.

La passeggiata tra i vicoli di Alberobello è davvero una bella emozione, da nessun’altra parte al mondo vi capiterà di camminare attorniati da costruzioni del genere. Molto carina anche la possibilità di salire sui tetti dei trulli e ammirare il borgo dall’alto.

Unico neo la quantità di turisti. Che sia estate o che sia inverno, non esiste periodo dell’anno in cui Alberobello non sia presa d’assalto da visitatori provenienti da ogni parte del mondo.

Basta però allontanarsi dalle vie principali per trovare un po’ di tranquillità, ed è qui che sono riuscita a scattare le mie foto.

Da visitare assolutamente la Chiesa di Sant’Antonio, interamente fatta di trulli.

I tipici trulli di Alberobello
Vista sui trulli da un giardino privato
Sul tetto di un trullo
Chiesa trullo di Sant’Antonio

Ceglie Messapica

La mia visita a Ceglie Messapica è stata piuttosto veloce, dunque non ho avuto modo di apprezzarla al meglio.

Il luogo che ho preferito maggiormente è stato il Castello Ducale, davvero maestoso e imponente, che domina il borgo medievale grazie alla sua posizione strategica.

Ma questo borgo non è famoso solo per le bellezze storiche ed architettoniche, ma anche e soprattutto per le eccellenze della gastronomia. Proprio qui vi è infatti una grande concentrazione di ristoranti stellati o comunque di alto livello, tanto da renderla rinomata in tutta la Puglia.

Dove mangiare a Ceglie Messapica

  • Cibus, in Via Chianche di Scarano, 7 (per un menù che unisce tradizione e innovazione tra le mura di un ex convento del XV secolo)
Il Castello Ducale di Ceglie Messapica

Bonus: il capocollo di Martina Franca

La Valle d’Itria è anche la patria del buon cibo, questo lo abbiamo capito.

E quindi come non nominarvi il capocollo di Martina Franca, presidio Slow Food dal 2000 e conosciuto già nel Regno di Napoli durante il 1700.

In particolare sono stata ospite del Salumificio Santoro, un’ azienda artigianale nota soprattutto per la produzione del famoso Capocollo (e della Santorella, una variante della mortadella con sentori di cannella).

Sono il taglio, la salagione, la marinatura, l’insacco, l’affumicatura (rigorosamente con corteccia di Fragno, tipica quercia della Valle d’Itria), la lenta stagionatura e la tanta, tantissima esperienza a rendere questo prodotto unico al mondo ed esportato in diversi paesi europei.

Contagioso l’entusiasmo del padrone di casa, Giuseppe Santoro, che mi ha accompagnato personalmente durante la visita mostrandomi tutte le fasi della produzione del suo Capocollo.

E per concludere in bellezza, una ricca degustazione in una location da sogno curata nei minini particolari (e qui i complimenti vanno ad Angela e Micaela, le figlie di Giuseppe).

Indirizzo: Via Isonzo, contrada Marinelli – Cisternino (BR)

Visita e degustazione presso il Salumificio Santoro

Eccoci alla fine di questo lungo blog post.

Spero di avervi fatto scoprire ancora una volta un po’ di Puglia, terra che ormai non smette di regalarmi emozioni.

Ve la consiglio tantissimo fuori stagione, in autunno, inverno e primavera, in modo da potervela godere con la giusta tranquillità.

Alla prossima e nel frattempo…benvenuti in Valle d’Itria!

2 Commenti

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Melissa De Pasquale

Ho scelto una vita dalla quale non voglio scappare fatta di piccole cose, borghi e natura. Ve la racconto qui attraverso i miei itinerari slow in Italia. Seguite la mia avventura!

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